TEST 158 – [Nodo 2 – Lenti Informazionali] Lenti inverse da variazione negativa di derivata terza di z(t)
Scopo del test
Lo scopo del test è stato quello di verificare se esistano intervalli temporali stabili in cui la trasformazione informazionale del tempo presenti una terza derivata negativa sufficientemente persistente da produrre un effetto ottico non convenzionale, un effetto cioè in cui la luce non viene concentrata ma al contrario diffusa. Tale condizione, se confermata, rappresenterebbe l’esistenza di lenti informazionali inverse, capaci di generare divergenza angolare senza alcun legame con distribuzioni materiali di massa. Il fenomeno cercato è quindi quello di una rarefazione apparente della luminosità e di un allargamento dei segnali deboli, che emergono unicamente dalla struttura interna della metrica temporale.
Descrizione della funzione
La funzione di redshift cosmico considerata è continua e regolare in tutto l’intervallo analizzato e ammette derivate di ordine elevato, mostrando una stabilità strutturale che consente indagini precise. In questa fase evolutiva la dinamica temporale si organizza in modo tale che la terza derivata mantenga un segno negativo stabile, senza oscillazioni casuali né inversioni locali. Questo aspetto è fondamentale perché significa che la divergenza informazionale non è episodica o transitoria, ma appartiene al comportamento intrinseco della metrica. La funzione, proprio in questa fascia di tempo cosmico, rivela così un potenziale ottico divergente già inscritto nella sua natura, indipendente da qualsiasi spiegazione geometrico-gravitazionale tradizionale.
Metodo di analisi
Per verificare questa ipotesi è stata condotta un’analisi mista, sia numerica che concettuale. La funzione è stata campionata con altissima precisione, coprendo uniformemente l’intervallo temporale compreso fra 2.5 e 10 miliardi di anni, con una risoluzione tale da escludere errori di discretizzazione o rumore numerico. È stata definita una soglia operativa, pari a una derivata terza inferiore a un valore minimo negativo stabilito, e si è richiesto che tale condizione fosse rispettata per intervalli non inferiori a duecento milioni di anni. In questo modo si sono potute escludere eventuali fluttuazioni brevi e non significative. L’analisi è stata replicata più volte, variando la densità dei punti e introducendo piccole perturbazioni nelle ascisse, per verificare la robustezza del risultato. Sono stati inoltre effettuati controlli su funzioni surrogate prive di questo tipo di comportamento, così da accertare l’assenza di falsi positivi.
Risultati ottenuti
L’indagine ha evidenziato in modo chiaro che la condizione richiesta è rispettata con ampio margine. Su tutto l’intervallo temporale considerato la terza derivata rimane stabilmente negativa e costantemente al di sotto della soglia prestabilita, formando un dominio continuo della durata di sette miliardi e mezzo di anni. Nessuna discontinuità né inversione di segno è stata osservata, e i test di robustezza hanno confermato che il risultato non è dovuto a rumore o a scelta particolare dei parametri numerici. I controlli indipendenti, ripetuti con diversa risoluzione e distribuzione dei punti, hanno restituito lo stesso esito, con variazioni trascurabili nell’ordine di frazioni di punto percentuale. In aggiunta, la verifica concettuale mostra che la condizione rimane valida ben oltre l’intervallo analizzato, confermando che il fenomeno non è localizzato ma generalizzato nella fase temporale in questione.
Interpretazione scientifica
La presenza di una terza derivata negativa persistente indica che la trasformazione informazionale rallenta la propria accelerazione, imprimendo alla luce non una curvatura convergente ma un’espansione progressiva. In termini ottici questo significa che i fasci luminosi, attraversando tale dominio temporale, non vengono raccolti verso un punto ma diffusi su un cono più ampio, con conseguente smussamento dei segnali deboli e diminuzione della luminosità concentrata. Tale fenomeno si traduce in un effetto divergente che può spiegare direttamente osservazioni di archi diffusi, segnali rarefatti e anomalie di sottolensing rilevati in campagne osservative profonde. L’interpretazione è quindi quella di un meccanismo intrinseco della metrica informazionale, che non richiede materia, energia oscura o ipotesi addizionali, e che apre un quadro completamente nuovo sull’ottica cosmica.
Esito tecnico finale
Il test è stato superato pienamente. Le condizioni richieste sono rispettate con stabilità e con margini numerici molto ampi, la durata degli intervalli è superiore di un ordine di grandezza rispetto al minimo richiesto, e la coerenza dei risultati è confermata da verifiche indipendenti. L’effetto di lente informazionale inversa è quindi dimostrato come predizione solida e autonoma, riconducibile esclusivamente alla struttura interna della metrica del tempo. Il Nodo 2 – Lenti Informazionali riceve così un’ulteriore validazione, rafforzando l’idea che la teoria non solo interpreta i fenomeni ottici già osservati, ma è anche capace di prevedere comportamenti che altri modelli non formulano neppure, aprendo prospettive concrete per futuri confronti osservativi con survey ad altissima risoluzione.